Tino Rusconi è nato a Lecco nel 1958, ma vive da sempre a Bergamo.
Ha fatto fino a vent’anni una professione tecnica poi, grazie al pittore locale Gilberto Feruta, ha scoperto
la pittura, prima quella ovvia e di genere, nature morte e paesaggi, non scevri della grande linea figurativa lombarda; poi ha lentamente conquistato una sua personalissima cifra stilistica, un mondo e uno stile che via via si
sono evoluti, ma sempre, o quasi, su un medesimo pedale di fondo, su alcuni leit motiv di tonalità, di arabesco, di struttura.
Della pittura lombarda, Rusconi ha sentito più il tono che la potenza materia, più del realismo
dispiegato e impegnato, certe velature timbriche e consistenti che segnano i suoi quadri di evanescenti e struggenti atmosfere.
Il centrale segreto di Rusconi è quello di far apparire le immagini su tela non
con nitida evidenza ma attraverso velature successive e spiazzanti che mentre svolgono un racconto, tuttavia provocano all’occhio dell’osservatore un curioso effetto di “c’è e non c’è”. Una sorta di nebbia più memoriale che meterologica
vela ogni composizione che tuttavia si percepisce a tratti nella sua ricchezza narrativa.